Sentirsi a casa, nel mondo: un augurio che si realizza tutti insieme

Per chi vive lontano dal posto dove è nato, il Natale è quel momento dell’anno in cui “si torna a casa” o si vorrebbe poterlo fare. Per qualche giorno, per qualche ora almeno; se non si può, si cerca il modo di sentirsi più vicini e ritrovare gli affetti e le sicurezze che diventano “casa” e “famiglia”: la casa e la famiglia  in cui siamo nati, quelle che ci hanno accompagnati sin da piccoli o quelle che, crescendo, ci siamo scelti e costruiti.

Da ormai circa due anni, la famiglia dell’INCA si è arricchita di una nuova esperienza, di una nuova realtà fatta di persone, compagne e compagni che cercano di costruire quotidianamente -in tutto il mondo- un luogo che chiunque possa chiamare “casa”. Questa nuova esperienza è ITACA – e ITACA è proprio questo: un luogo in cui chiunque si trovi nella condizione di migrante possa sentirsi a casa. Ovunque si trovi e da qualsiasi parte del mondo provenga.

Quella in cui viviamo oggi è una società caratterizzata da fenomeni migratori di massa. Mentre milioni e milioni di persone attraversano il mondo -specie da Sud a Nord e verso l’Europa- l’Italia è tornata ad essere soprattutto un Paese di emigrazione. Ce lo raccontano i numeri e gli studi più recenti, lo ricorda il Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini: oggi sono più i giovani e le giovani italiane che lasciano il proprio Paese rispetto agli stranieri che arrivano in Italia. Sono centinaia di migliaia i nostri giovani che ogni anno partono dall’Italia per cercare all’estero migliori condizioni di lavoro, di studio, di vita.

Quella della “Nuova Emigrazione” è diventato ormai una cifra strutturale del nostro Paese. E, come ogni fenomeno migratorio, porta con sé una serie di insicurezze, domande, difficoltà, bisogni: prima di partire, quando si arriva e quando si cerca poi, una volta arrivati, di costruire al meglio la propria vita nel nuovo contesto in cui ci si trova.

Bisogni e domande che, spesso, sono molto simili a quelli di ogni altro “migrante in terra straniera”. Grazie anche all’aiuto di ITACA, la “casa” dell’INCA ha aperto nuove porte:  le ha aperte a nuove persone e a nuove realtà. L’INCA si è allargata e vuole continuare a farlo, costruendo -proprio su quel bagaglio di conoscenze ed esperienze acquisite negli anni nell’assistere l’emigrazione tradizionale- nuovi strumenti a disposizione di tutti: a chiunque oggi debba migrare, sia italiano o no, da ovunque provenga e ovunque si trovi.

Il pericolo più grande di questi tempi è che le persone si sentano e si trovino, di fatto, sempre più sole: il nostro augurio è che nessuno debba sentirsi mai più solo, in qualsiasi contesto gli sia dato vivere. Il nostro augurio è di continuare a trovarci ogni giorno sempre più numerosi, lavorando insieme alla realizzazione di un mondo e di una società accoglienti, aperti, inclusivi, che rendano possibile l’integrazione di tutti e garantiscano ad ogni persona di veder tutelati e riconosciuti i propri diritti.

E questo augurio, infine, è anche un grazie di cuore: un grazie alle donne e agli uomini che giorno dopo giorno -con il loro impegno, il loro entusiasmo e la loro presenza- contribuiscono a rendere questa nostra “casa” sempre più di tutti. E’ merito loro se questo augurio –che ognuno possa sentirsi a casa, nel mondo- noi stiamo provando già a realizzarlo.

*Attenzione: Questo articolo è stato pubblicato integralmente come contributo esterno (itacaonline.org), pertanto non è da considerarsi prodotto dalla redazione del Patronato INCA/CGIL Germania.